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Venerdì 9 Settembre 2011 |
Su condono e Iva contenzioso in vista |
Restano i dubbi sull'effettiva portata dell'intervento Mai condoni e sanatorie, come quelli del 2002, hanno creato così tante incertezze e, inevitabilmente, contenzioso. Già all'epoca (basta riprendere le pagine che Il Sole 24 Ore dedicò al tema nel 2003) era chiaro che, per come furono gestiti, i condoni avrebbero creato un enorme contenzioso tra agenzia delle Entrate e contribuenti. Le incertezze non sono soltanto quelle legate alla norma sul raddoppio dei termini di accertamento e alla sentenza della Corte di Giustizia Ue sull'incompatibilità dei condoni Iva italiani con il diritto comunitario. Basti pensare alla vicenda dei crediti risultanti dalle dichiarazioni oggetto di sanatoria: secondo le Entrate, i condoni non bloccano l'attività di accertamento sulla sussistenza dei crediti riportati nelle dichiarazioni. Sulla questione si è giunti a un notevole contenzioso che ha portato la Corte di cassazionea dire che i condoni non consolidano i crediti delle dichiarazioni sanate. Il che non ha forse senso, visto che non si può pensare che il condono cristallizzi i debiti ma non i crediti. Diverso è il caso in cui siano state utilizzate fatture per operazioni inesistenti, situazione che i condoni degli anni Novanta disciplinarono, mentre quelli del 2002 sorvolarono sulla vicenda. Adesso giunge l'emendamento alla manovra di Ferragosto, il quale stabilisce che «per i soggetti che hanno aderito al condono ... i termini per l'accertamento ai fmi dell'imposta sul valore aggiunto pendenti al 31 dicembre 2011 sono prorogati di un anno». Secondo la normativa fiscale (articoli 43 del Dpr 600/1973 e 57 del Dpr 633/72 per l'Iva) «i termini per l'accertamento» sono quelli del 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione e del quinto anno successivo in presenza di dichiarazione omessa.
Il sole 24 ore |
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