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Martedì 11 Maggio 2010  |
Professionisti preoccupati |
I vertici degli ordini sulla sentenza della Cassazione in materia di verifiche fiscali. Chi controlla non può avere una licenza senza limiti Non si può pensare che chi controlla abbia una licenza senza limiti. Né che si utilizzi la deroga al segreto concessa dal giudice per allungare l'occhio su carte e rapporti di un cliente che nulla entra rispetto all'accertamento richiesto al professionista. È una sentenza che proprio non va giù ai professionisti quella della cassazione Sezioni Unite civili 11082/2010 con la quale è stato stabilito che tutta la documentazione o la corrispondenza tra clienti e professionista (nel caso specifico si tratta di un avvocato) possono essere esaminati dalla Guardia di finanza alla ricerca di attività professionali fiscalmente rilevanti e non dichiarate. Una decisione che, per Guido Alpa presidente del Consiglio nazionale forense, presenta luci e ombre. Perché, «se è senz'altro condivisibile, in linea di principio, l'assunto per cui il segreto professionale è un istituto posto a tutela del diritto di difesa del cliente, e non un privilegio del professionista» è altrettanto vero che questo non significa che «l'amministrazione possa utilizzare contro i clienti elementi magari acquisiti durante le verifiche disposte per vagliare la posizione del professionista- contribuente».
Italia Oggi |
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